TAMTAM MALAWI – Novembre 2020 – La storia della “Casa a Metà Strada”

Il TAMTAM del MALAWI oggi racconta una storia vera.
La storia della “Casa a Metà Strada”. 

Una storia nell’anno del Corona Virus-19 e forse grazie anche al Virus questa storia è diventata una realtà.
Il sovraffollamento delle carceri può avere spinto il Ministero degli Interni ad affrettare la realizzazione di un obiettivo tanto atteso, come quello di approvare come una vera e propria prigione la “Casa a Metà Strada”. Questa scelta per noi è molto importante, e vi invitiamo a far festa per una prigione in più in Malawi, una prigione speciale che sa rieducare!

Una storia del Malawi di oggi e dell’impegno della Chiesa a servizio degli ultimi.
Ci sono voluti tanti anni di attesa per giungere a questo traguardo, al “Memorandum of Understanding” tra la “Casa a Metà Strada” (“Half Way House”), il Ministero della Giustizia e il servizio carcerario “Prison Service”. Ma oggi questo è finalmente diventato realtà.
La “Casa a Metà Strada” è una storia che abbiamo raccontato tante volte, quasi ogni anno, quando sembrava fossimo prossimi al traguardo. Nata a Balaka la “Half Way House” è un sistema correzionale riconosciuto dal sistema giudiziario, a livello internazionale, come un modello di carcere che ha lo scopo di riportare a casa chi nella vita si è perso e domanda una seconda possibilità, per provare la sua conversione.
È chiamata “La casa a metà strada” = “Half Way House” oppure “A metà strada per tornare a casa” = “Half Way Home”.

La chiesa della Riconciliazione 
Nelle foto si vede l’interno della chiesetta.
Costruita con l’aiuto di tanti benefattori, fra cui anche i molti offerenti dell’Apostolo di Maria, per una decina di anni ha ospitato ex-carcerati che, scontata la pena, imparavano un mestiere per crearsi un’autonomia, avere tempo per se stessi in cui ricostruirsi e magari riscoprire la propria fede, e ha riportato a casa centinaia di persone che erano state in carcere e avevano conosciuto gli orrori delle prigioni del Malawi. Disegnata da Andrea Rodigari, tutta la struttura ha il suo centro nella chiesetta che come una capanna offre il calore di una casa a rimpiazzare gli stanzoni delle carceri dove nelle lunghe notti si consuma la vita e la speranza dei prigionieri, che si sentono marcati a vita. Ci sono stati anche tanti volontari ad aiutare la creazione di mestieri come la grande falegnameria che aveva ricevuto un intero container di macchinari per la lavorazione del legno, e poi il grande forno, il panificio di Luigi la sua tribù dei panificatori di Bergamo.

La “Casa a Metà Strada” è la casa del perdono e dell’aiuto a ricominciare.
È difficile perdonare. Il sistema giudiziario troppo spesso si accontenta di condannare.
E ci sono voluti anni di un passo alla volta. Il primo era stato l’impegno a ridare il voto a chi è in carcere. Dopo trent’anni di dittatura, nessuno credeva fosse realizzabile e quando la richiesta è stata presentata in parlamento, la risposta è stata “un coccodrillo non cambia anche se al collo gli metti la cravatta”. Un detto simile a “Il lupo cambia il pelo ma non il vizio”. Eppure quella proposta venne accettata e i carcerati, eccetto i condannati a morte, oggi possono votare.
Poi si ottenne l’approvazione del Community Service. I condannati, ai quali mancava meno di un anno alla libertà, avevano l’alternativa di lavorare in progetti comunitari, scuole o ospedali per le pulizie. Non è stato facile ed ancora oggi tanti magistrati preferiscono la prigione come mezzo di pena e punizione.
C’era stato il programma scolastico che aveva trasformato i carcerati in studenti con gli esami di Stato a fine anno. Insegnanti e studenti erano tutti carcerati, tutti puntualissimi alle lezioni anche perché così gli studenti evitavano i lavori forzati della condanna. La guardia carceraria insegnava i diritti umani a studenti certamente non innocenti. Sembrava la visione di Isaia, del lupo e dell’agnello che vivono pacificamente tutti assieme.
Sono state costituite anche delle fattorie dove i carcerati potevano procurarsi cibo per rendere concreta la legge in vigore ancora oggi che prometteva due pasti al giorno, ma che non è mai stata messa in pratica. Poi ci sono stati tanti piccoli e grandi cambiamenti che il nostro TAMTAM ha raccontato: La Festa dell’Angel Tree, ossia il Natale dei bambini che hanno genitori in carcere, e anche la ricostruzione della prigione di Ntcheu, fatta dagli stessi carcerati che ora hanno spazi e servizi igenici. 

Questo lungo cammino, accompagnato da innumerevoli iniziative, ha portato all’esito del 16 Novembre 2020, il giorno dopo il 4th World Day of the Poor (il Giorno Mondiale dei Poveri), una celebrazione che Papa Francesco ci ha regalato.

Oggi a Balaka c’erano tutti:

  • Il Ministro degli interni Hon Richard Chimwendo Banda e il suo Principal Secretary e tutto l’ufficio
  • Il Chief Commissioners, ossia la più alta carica del “Prison Service” del Malawi
  • Le guardie carcerarie di tutte le prigioni
  • Il Sindaco e tutte le autorità della città di Balaka
  • Il Pastore a nome di tutte le chiese cristiane che guidano la preghiera nella chiesetta ecumenica della “Casa a Metà Strada”
  • Il Prison Fellowship Malawi che ha diretto la “Casa a Metà Strada” tutti questi anni, facendone un formidabile centro per tante attività a protezione dei minori.

LA FESTA DELLA GRADUATION – DEGLI ESAMI PROFESSIONALI
Il Ministro degli Interni aveva visitato tutti i lavori realizzati dagli ex-carcerati nei mesi della loro presenza, apprezzando la qualità di quanto avevano imparato: carpenteria, sartoria, impianti elettrici, lavorazione meccanica, ecc. Tutti hanno ricevuto il certificato professionale riconosciuto dal Ministero del Lavoro per il mestiere appreso, e in regalo l’attrezzatura per cominciare una propria mini officina.

L’ANNUNCIO
E il discorso tanto atteso del Ministro degli Interni Honorable Richard Banda.

Il nostro è stato un lungo cammino. C’è voluto proprio un cambio di mentalità, capace di riconoscere il fallimento del carcere come struttura in gradi di cambiare una persona. Le prigioni del Malawi ancora vivono la realtà del 30% di carcerati che, dopo aver scontato la pena ed essere tornati a casa, ancora ritornano in prigione. Oggi abbiamo visto cosa possono fare gli ex-carcerati se si sentono voluti bene.
Da oggi la “Casa a Metà Strada” a Balaka è una NDENDE YA DZIKO, è una Prigione di Stato, alla pari di tutte le altre.
Non aggiungeremo mura o filo spinato o guardiole per i soldati.
Oggi, finalmente il modello della “Casa a Metà Strada” è riconosciuto dal sistema giudiziario del Malawi.
Questo stesso modello, che privilegia la riforma della persona e non la punizione, è da oggi parte integrante del sistema carcerario.

Alla “Casa a Metà Strada” ci sono oltre venti guardie e altrettanti sono gli educatori e gli istruttori.
C’è la presenza formativa del Prison Fellowship Malawi.
Qui ci saranno un centinaio di carcerati che vivranno il loro ultimo anno di prigione, prima di ritornare al loro villaggio, e da qui potranno iniziare una nuova vita senza bisogno i ripetere li errori passati.

E racconteremo questa nuova storia che oggi comincia la sua missione.
Trasformare il carcere in una “Casa a Metà Strada”. Una scelta coraggiosa fatta da un piccolo paese dell’Africa.

C’è un video del giornalista Giorgio Fornoni, “I dannati del Malawi”, capace di portarti dentro alle prigioni, ma anche capace di presentare efficacemente la storia della “Casa a Metà Strada” dove i detenuti possono rinascere. Anche per questo video è un successo raggiunto una prigione che sappia rieducare!

19 Novembre 2020

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