TAMTAM MALAWI – Ritorno all’ombra degli alberi

8 Febbraio – RITORNO ALL’OMBRA DEGLI ALBERI

Abbiamo atteso tanto l’otto Febbraio sperando che le scuole riaprissero dopo tre settimane di vacanze forzate. La speranza era che il passato fosse relegato solo a un ricordo, come era stato lo scorso anno quando il Covid-19 era un racconto lontano. Avevamo fatto la novena a Santa Bakhita, la schiava sudanese diventata santa nell’anno 2000. La realtà è ora molto più difficile. E non solo le scuole non riaprono, ma è tutto il vissuto che si va facendo più vago e più pauroso. Fanno paura i funerali celebrati lo stesso giorno e senza la bara, fanno paura i test/tamponi che nessuno vuole fare, fa paura il paziente che rifiuta di andare in ospedale. Il Malawi, il Caldo Cuore dell’Africa vive una stagione che racconta di dottori, insegnanti, parlamentari, giornalisti portati via con storie che sempre più assomigliano ai vostri racconti dello scorso anno. E in aggiunta, gli ospedali rimangono vuoti.
S01Y.V2 – una nuova sigla è il nome del Virus venuto dal Sud Africa e in grande diffusione in Malawi. Mentre gli sforzi del Ministero della Salute per assicurarsi la possibilità di ricevere dei Vaccini sono esemplari, il Presidente della Repubblica del Malawi ha confermato che il tipo di vaccino AstraZeneca che è stato scelto per il prezzo abbordabile rispetto agli altri 7 vaccini, e offre una copertura del 50-65%… “una copertura sufficiente a salvare migliaia di persone”.
Quanto impiegherà la distribuzione del vaccino? Ma soprattutto quale vaccino?
Il Sud Africa che ha importato un milione di AstraZeneca … ha interrotto la sua somministrazione perché non sembra di grande aiuto nei confronti della variante Sudafricana. All’inizio dava una protezione del 75%, mentre ora, da studi e test condotti, è solo del 22%. L’esempio del Sud Africa influenzerà molto anche il Malawi e il suo programma di vaccinazione che è visto come essenziale dal Ministero della Salute a fronte di un tasso di mortalità superiore al 3.1%, troppo alto rispetto anche agli altri paesi che generalmente rimangono sotto il 2.2%. Il vaccino di Oxford dicono potrebbe essere adeguato alla variante Sudafricana per il prossimo Autunno, quando anche in Malawi sarà inverno e la diffusione sarà in aumento.

LE SCUOLE DEL MALAWI
Le università del Malawi, come anche il personale degli ospedali, hanno purtroppo già perso troppi professori portati via dal Covid-19. Per oggi è importante fare ritorno in modo serio a quanto la prevenzione ripete: mascherine, distanza sociale, lavarsi le mani… Nell’ultima settimana sono confermati 3000 casi positivi su 13.500 test fatti, una positività troppo alta e pari al 22% anche se in lieve calo. E da qui la scelta di aggiungere alla data dell’8 Febbraio altre due settimane di chiusura delle scuole. Nessuno si nasconde che questo stillicidio di settimane aggiunte a settimane dice forte che quasi nulla viene fatto per un possibile ritorno a scuola. Non riaprire le scuole è per il governo un modo per salvarsi la faccia a fronte del poco impegno a favore delle scuole.
Ci sono in Malawi 640 scuole senza acqua potabile (440 scuole primarie e 200 scuole secondarie); la proposta di offrire alle scuole delle tende da usare come aule è altrettanto costosa che la costruzione di nuove aule in mattoni, un impegno disattesa da sempre; il tentativo di decongestionare le scuole obbliga ad aumentare le ore di insegnamento per uno staff insegnante già al minimo; l’arruolamento di 3270 insegnanti appena annunciato, è più un segnale di disperazione che di pianificazione ben organizzata.
E così i cinque milioni di studenti alle scuole primarie, per altre due settimane saranno allo sbando e senza guida. Il vero paziente in Malawi è il sistema educativo e il virus e la pandemia hanno fatto esplodere l’estrema povertà del sistema scolastico.
Cosa fare?
La piccola missione di Balaka vorrebbe proporre di trivellare un pozzo per le scuole che devono mandare i ragazzi al fiume per lavarsi le mani… ma anche questo sarebbe solo l’inizio. E un inizio difficile perché un pozzo di 50 metri di profondità con una pompa a mano costa 3.500 euro.

BEN OLTRE IL TEST E IL VACCINO
Oltre al problema dell’impossibilità di un prossimo ritorno a scuola, stà emergendo anche la paura di fare il test per conoscere la propria condizione. Una paura che tiene la gente lontana dagli ospedali. Una sfiducia nel sistema sanitario che fa dubitare anche della possibilità di una vaccinazione nazionale anche quando mai arriveranno nel paese i vaccini attesi e che vorrebbero raggiungere 11 milioni di persone sui 18 milioni di abitanti. C’è una grande paura che sembra inspiegabile, ma è la reazione dei villaggi che non possono accettare che andare all’ospedale sia un viaggio senza ritorno.
La proposta che emerge è basata su un’informazione corretta che dovrebbe coinvolgere le tre grandi presenze in Malawi, Religione, Cultura tradizionale e Governo:
– il governo e le sue istituzioni;
– le chiese di tutte le denominazioni e religioni;
– i capi villaggi presenti su tutto il territorio;
Uno sforzo enorme, ma anche l’unica strada percorribile nella guerra al virus in Malawi.

All’ombra degli alberi

E così alla ricerca di prevenzione e protezione anche la nostra chiesetta è ritornata a pregare all’aperto, quando le piogge lo permettono. La distanza è più facile da mantenere e si riesce a rispondere al desiderio di preghiera così innato tra la gente del Malawi.

SADABUSADABU: Il Sermone di Suor Mirriam

Nella chiesa che si ritrova sotto gli alberi a pregare, c’è anche una piccola comunità di tre suore che seguono diversi progetti della missione, dalla scuola materna alla fabbrica di marmellate e formaggio, all’animazione al centro giovanile del Cecilia Youth Center. Prime che terminasse la celebrazione, Sister Mirriam ha voluto continuare il racconto della sua esperienza di paziente positivo del Virus all’ospedale di Nguludi a sud del Malawi.
La scorsa settimane aveva terminato il racconto con la danza accompagnata dal coro che intonava il Magnificat, il canto di gioia di Maria. E oggi ha continuato dicendo che aveva una parola proprio per noi, i cristiani della sua chiesetta: “è stata un’esperienza pesante che ha toccato la mia vita fino al confine della sopravvivenza. I giorni che non davano tregua,
E le notti senza fine. Anch’io ho vissuto il Sadabusadabu che Giobbe proprio oggi ci ha raccontato, il suo rigirarsi tutta la notte senza riposo. Alle infermiere che mi dicevano la fortuna di aver trovato dell’ossigeno che altri pazienti non avevano, non potevo nascondere la tortura a cui mi sottoponevano. Oltre al dolore poi mi perdevo dentro a pensieri che non erano certo del mio mondo di ragazza che aveva dato la sua vita e tutto il suo amore alla congregazione delle Servants of the Blessed Virgin Mary e a tutta la gente che amava incontrare sempre con un sorriso da festa, perché anche a me Gesù aveva sorriso.
La mia gioia di essere ritornata a casa si è comunque scontrata con un vuoto forse più pesante della malattia.
Mi sentivo sfuggita. E le porte delle vostre capanne restavano chiuse. Mi dicevo che erano mie impressioni.
Ma poi vi ho visti, grandi e piccoli. Vi ho visti cambiare strada quando stavamo per incontrarci.
E anche lungo i piccoli sentieri che vi avrebbero obbligati a salutarmi, avete trovato modo di evitarmi.
Ho impiegato tempo a capire che avevate paura di me.

Suor Mirriam
Cosa vi è successo?
Sono ancora io, la Sister Mirriam che avete conosciuto fino a un mese fa quando sono stata ricoverata in ospedale.
Sono io la Sister che avete sempre riconosciuta e salutata. Il virus poi non viene da un comportamento scorretto, da qualcosa di cui potrei accusarmi. Il virus vola nel vento e raggiunge chiunque.
A giorni celebriamo la Giornata dell’Ammalato, della mia e vostra fragilità, della mia e vostra paura.
Io ho scoperto che esiste un vaccino che ci può guarire ed è la gioia di incontrarci e riconoscerci come parte della stessa tribù.
E continuerò ancora il mio sermone, perché domani è la vostra storia.
E solo assieme ci salviamo dalle nostre paure.

Da tutta la tribù del TAMTAM del Malawi.

8 Febbraioo 2021


 

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