In Sud Africa il mercato del sesso all’ombra del pallone

Per i Mondiali che scatteranno l’11 giugno 2010 sono attese tra le 350mila e le 500mila persone: tutti potenziali “clienti” del sesso.

(di Roberto Palumbo, 13 novembre, 2009)

Con l’avvicinarsi dei Mondiali di calcio del 2010 si intensifica nell’Africa australe il fenomeno della tratta di donne e bambini destinati allo sfruttamento a fini sessuali. L’indifferenza del mondo per un intreccio di prostituzione coatta e migrazione.
C’è una partita che è già cominciata in Sud Africa, molto prima del fischio d’inizio dei Mondiali di calcio del prossimo anno. E’ la partita contro la prostituzione, contro la tratta delle donne e dei bambini, contro il loro sfruttamento a fini sessuali.
Perché il passato insegna che all’ombra di ogni grande evento sportivo prospera sempre, nascosto ma nemmeno troppo, il florido mercato che ruota attorno al sesso mercenario. E’ storia che si ripete: accadde nel 2006 in Germania, dove per la Coppa del Mondo si paventò l’arrivo di 30mila prostitute; sta già accadendo in Sud Africa, dove le grandi organizzazioni criminali hanno subito fiutato l’occasione.
Per i Mondiali che scatteranno l’11 giugno – i primi Mondiali di calcio africani – sono attese nel Paese tra le 350mila e le 500mila persone. Le 32 squadre con le loro vaste delegazioni, appassionati di calcio, tifosi, semplici visitatori: sono tutti potenziali ‘clienti’ del sesso a pagamento in grado di alimentare un enorme giro d’affari.
Se n’è avuto un segnale eloquente già alla Confederations Cup, la prova generale del Mondiale che si è tenuta la scorsa estate, con i giocatori dell’Egitto “beccati” dai media sudafricani a festeggiare la vittoria sull’Italia con un festino in albergo con tanto di prostitute. Dice Terezinha Da Silva, coordinatrice in Mozambico della WLSA (Women and Law in Southern Africa), che “nell’Africa australe la tratta delle donne da destinare alla prostituzione rende più del traffico di droga”.
E allora col Mondiale che si avvicina, ecco che il fenomeno diventa sempre più comune. Quelle che arrivano a Joahnnesburg, Pretoria, Città del Capo e nelle altre città che ospiteranno le partite dei Mondiali sono ragazze giovanissime, a volte poco più che bambine, senza possibilità di scelta. Arrivano dal Mozambico, dallo Swaziland, dalla Nigeria, dal Malawi, da Lesotho. Sono strappate alle famiglie o dalle stesse famiglie cedute ai loro sfruttatori, spesso nell’immobilismo di governi e istituzioni.
Solo lo scorso anno il Mozambico ha approvato una legge contro la tratta di esseri umani, seguito da Zambia e Malawi. E basta. A tenere alto l’allarme sono così soprattutto le organizzazioni e le associazioni attive contro la tratta, quelle che si sono unite nella campagna “Semaforo rosso 2010” promossa dalla WLSA: un appello alla mobilitazione contro ogni forma di sfruttamento e di abusi nei confronti di donne e bambini.
La speranza è che contribuisca a smuovere anche il mondo dello sport: la Fifa innanzitutto, ma pure le singole federazioni, le squadre, i giocatori. Perché prendano tutti una posizione più netta, perché lancino campagne di sensibilizzazione, perché con il loro impegno contribuiscano a far sì che un grande evento sportivo non sia più anche una grande occasione di sfruttamento sessuale e di deportazione.

sport.sky.it

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